Alberto Moravia
  • Roma, 28/11/1907
  • Roma, 26/09/1990

Biografia

Ho narrato quasi un secolo d'Italia e d'italiani: nel 1929 con la crisi dei valori del mondo borghese (Gli Indifferenti), nel 1954 con la visione critica del matrimonio (Il Disprezzo), per finire con il terrorismo nel 1978 (La Vita Interiore).

Segni particolari

Il mio vero nome è Alberto Pincherle.

Scritti da Alberto Moravia

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Per una donna i corteggiatori sono come le collane e i braccialetti: ornamenti di cui, se può, preferisce di non disfarsi.

L'uomo vuole sempre sperare. Anche quando è convinto di essere disperato.

Soprattutto quando ero bambino, la noia assumeva forme del tutto oscure a me stesso e agli altri, che io ero incapace di spiegare e che gli altri, nel caso di mia madre, attribuivano a disturbi della salute o altri simili cause.

Gli uomini veramente di profondo senso religioso non si scandalizzano mai. Insomma, non credo che Cristo si scandalizzasse mai... Anzi non si è mai scandalizzato. Si scandalizzavano i farisei.

La storia dell'umanità non è che un lungo sbadiglio di noia.

Le esperienze che contano sono spesso quelle che non avremmo mai voluto fare, non quelle che decidiamo noi di fare.

Si vede che lo sport rende gli uomini cattivi, facendoli parteggiare per il più forte e odiare il più debole.

Se fossi religioso, direi che è venuta l'apocalisse. Siccome non sono religioso, mi limito a dire che sono venuti i nazisti, il che, forse, è la stessa cosa.

Vedi, non c'è coraggio e non c'è paura... ci sono soltanto coscienza ed incoscienza... la coscienza è paura, l'incoscienza è coraggio.

Le donne sono come i camaleonti, che dove si posano prendono colore.