Giambattista Vico
  • Napoli, 1668
  • Napoli, 1744

Biografia

Mi opposi all'idea di Cartesio di ridurre la conoscenza umana all'evidenza razionale e alla ragione intesa secondo il modello deduttivo. Questo metodo non tiene conto dell'autonomia del "probabile" rispetto al "vero", e dunque dell'autonomia dell'eloquenza, della retorica e della poesia rispetto alla conoscenza matematica.

Segni particolari

Il giusto riconoscimento dell'originalità del mio pensiero lo devo soprattutto a Benedetto Croce.

Scritti da Giambattista Vico

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I governi devono essere conformi alla natura degli uomini governati; anzi, essi sono il risultato di quella natura.

La conoscenza di un oggetto è possibile solo da parte del soggetto che l'ha prodotto.

La natura dei popoli è prima cruda, poi severa, quindi benigna, appresso delicata, finalmente dissoluta.

Le cose fuori del loro stato naturale né vi si adagiano né vi durano.

La grandezza naturalmente disprezza tutte le cose picciole.

La maraviglia è figliuola dell'ignoranza.

L'ordine delle idee deve procedere secondo l'ordine delle cose.

Il più sublime lavoro della poesia è alle cose insensate dare senso e passione.

La fantasia è tanto più robusta quanto più debole è il raziocinio.

Il buonsenso è un giudizio formulato senza riflettere, condiviso da una classe intera, da una nazione intera, o dall'umanità intera.