Giuseppe Gioacchino Belli
  • Roma (Italia), 07/09/1791
  • Roma, 21/12/1863

Biografia

Fui un poeta dialettale italiano. Nei miei numerosi sonetti descrissi in vernacolo romanesco la Roma papalina del XIX secolo.

Segni particolari

Persi la vita nel 1863, a causa di un colpo apoplettico, avendo disposto nel testamento che tutte le mie opere venissero bruciate, ma mio figlio decise di non rispettare la mia volontà, consentendo invece che fossero conosciute.

Scritti da Giuseppe Gioacchino Belli

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L'unico rimedio per salvarsi dai pentimenti nel matrimonio è di aprir gli occhi prima di contrarlo, e di chiuderli dopo.

L'innocenza cominciò cor prim'omo, e lì rimase.

Io qui ritraggo le idee di una plebe ignorante, comunque in gran parte concettosa ed arguta, e le ritraggo. Dirò, col concorso di un idiotismo continuo, di una favella tutta guasta e corrotta, di una lingua infine non italiana e neppur romana, ma(…)

Io nun vojo più guai: me chiamo gesso | cor una mano scrivo e un'altra scasso.

Panza piena nun crede ar diggiuno.

Non faccio per vantarmi, ma oggi è una bellissima giornata.

Bada, nun biastimà, Pippo, ché Iddio | è omo da risponne per le rime.

Pe una meluccia, ch'averà costato mezzo baiocco, stamo tutti a fonno.

Doppo ch'Adamo cominciò co Eva | tutte le donne se so' fatte fotte.

Er tempo, fija, è peggio d'una lima. Rosica sordo sordo e t'assotija, che gnisun giorno sei quello di prima.