Ho pensato ogni istante alla penna leggera e disincantata di Daniel Pennac leggendo il romanzo “Giallo di zucca” di Gaia Conventi, già vincitrice del Mystfest – Gran Giallo Città di Cattolica 2009 con “La morte scivola sotto la pelle” (Giallo Mondadori). In “Giallo di zucca” l’autrice onora con l’ambientazione, quella Ferrara che ha conosciuto vivendoci diversi anni, parlando del palio (“quello vero, s’intende”), delle strade, dell’atmosfera. È una Ferrara presentata come teneramente e irresistibilmente provincialotta, senza tuttavia scalfire la voglia di andare a visitare quei luoghi così eleganti, pigri e leziosi.
Protagonista del libro è Luchino, un fotografo che lavora con la polizia (un “fotografo di morti”), fedele amico di un cane che, come fa notare nella prefazione la presidente della provincia di Ferrara Marcella Zappaterra, sembra quasi disneyano nelle reazioni e nei guai che combina, regalando al lettore scene gradevoli di stacco. Ho pensato a Pennac anche per la presenza di personaggi somiglianti a macchiette umoristiche, a partire dal Pierfi, il cugino che si laurea e che fa tornare Luchino a Ferrara, per passare alla sua famiglia e ai diversi commissari; questi personaggi sono dipinti in sferzanti tratti caricaturali, ma, straordinariamente, non per questo sono inverosimili. La narrazione è portata avanti in prima persona e costringe a guardare, da un punto di vista limitato, una vicenda che si infittisce sempre più, e quindi a raccogliere insieme al protagonista voci di quartiere, intuizioni e piste.
La curiosità di venirne a capo, così, aumenta, e alcuni divertissement narrativi ad un certo punto sembrano quasi d’intralcio nella lettura, perché si vorrebbe trovare presto il bandolo della matassa. Ironia, attenzione per il dettaglio e abilità narrativa rendono la compagnia di questo libro piacevole e costante. Cosa lega le morti che stanno sconcertando la pacifica Ferrara? Chi è l’assassino delle favole? E soprattutto, Luchino alla fine si sposa oppure no?
“Non scordiamoci che Ferrara è un paesone e si traveste da città solo quando arriva Abbado al Comunale, nel restante fluire di lunario, invece, ci tiene ad avere la sua aria paciosa e un tantino provinciale, ma guai a farglielo notare. Ferrara è come una bella donna, ne vanno citati solo i pregi… tutte le belle donne sono un tantino permalose!” (Gaia Conventi)