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La bellezza è qualcosa di superficiale, fragile, appesa a un filo senza la convalida della personalità.
Avere un libro sul comodino da leggere la sera è qualcosa di non sostituibile.
È affascinante la rapidità, la leggerezza con cui s'è abbandonato il concetto di frontiera, e quindi d'identità e di responsabilità. La letteratura ha partecipato a questa rottura: smettendo l'impegno, qualsiasi tensione morale. Per paura d'essere antiquata.
La frontiera è responsabile della politica, morale, economia. La tv, la letteratura, l'arte, l'economia, i reality che confondono vita e finzione, tutto oggi è globale, senza confini.
La letteratura è un’arte il cui valore intrinseco consiste nell’esprimersi attraverso la lingua e la complicità, creando un piacere estetico. Storie ce ne sono tante. Ogni vita è una storia, si può scrivere su qualunque cosa. Il problema è che bisogna dare un senso al racconto, e per il lettore deve avere la stessa importanza che ha per lo scrittore.
Il nostro cosmopolitismo ha dato frutti sul piano della conoscenza, dell'intelletto. Ma il prezzo esistenziale è stato terribile.
Ci sono molti mezzi con i quali raccontare una storia, dalla tv al cinema, dal web ai social network. Ma solo la letteratura può rivendicare due caratteristiche uniche: la prima è la solitudine della lettura e la necessità di usare la propria immaginazione per dar vita ai caratteri. L’altra è la forza del linguaggio, che nei nuovi media può avere forme approssimative, mentre nel libro è fondamentale.