Nessuno finora è riuscito a eguagliare la densità e la perfezione del monologo beckettiano. Affrontarlo, significa misurarsi con l’impossibile. Ciò vale per il drammaturgo, il regista e beninteso l’attore.
Una volta a Taormina ho visto schierati Manfredi, Gassman, Sordi, Tognazzi e Monica Vitti. E ho capito dove Manfredi era superiore a tutti: negli occhi. Recitava con gli occhi dove altri si aiutano col viso o le parole.