Nessuno finora è riuscito a eguagliare la densità e la perfezione del monologo beckettiano. Affrontarlo, significa misurarsi con l’impossibile. Ciò vale per il drammaturgo, il regista e beninteso l’attore.
Chi non sa molto della funzione terapeutica dello psicodramma e si siede dinanzi al teleschermo, potrebbe pensare a una forzatura della fiction, a una furbesca esasperazione dei fatti di vita.