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È un’epoca di semplificazioni. La gente si aspetta risposte semplici e non teme più di sembrare estremista. Ottanta anni fa avevamo paura di Hitler o di Stalin.
Dobbiamo fare due appartamenti. Israele e, nella porta accanto, la Palestina. Poi dovremo imparare a dirci 'buongiorno' per le scale. Più avanti saremo in grado di farci una visita, di andare a prendere un caffè a casa dell'altro... E perfino di cucinare insieme: un mercato comune, una federazione o confederazione... ma prima bisogna dividere la casa.
Amo Gerusalemme. Ma ho bisogno di mantenere una certa distanza. È troppo conservatrice, in termini ideologici e religiosi. A Gerusalemme quasi tutti hanno una loro formula personale per ottenere la salvezza o la redenzione. Cristiani, musulmani, ebrei, pacifisti, atei, razzisti, tutti.
Anch'io ho una verità assoluta. Sono convinto che sia sempre un male infliggere dolore a qualcuno. Se dovessi sintetizzare tutti e dieci i comandamenti in un unico comandamento, in assoluto direi: non infliggere dolore a nessuno. Questo è il punto fermo della filosofia della mia vita. Il resto è relativo.
I libri, loro non ti abbandonano mai. Tu sicuramente li abbandoni di tanto in tanto, i libri, magari li tradisci anche, loro invece non ti voltano mai le spalle: nel più completo silenzio e con immensa umiltà, loro ti aspettano sullo scaffale.
L'uomo, mio caro, è un paradosso. Una creatura assai bizzarra. Ride quando c'è da piangere, piange quando gli converrebbe ridere; vive senza cervello e muore senza voglia.
La famiglia è una buona scuola per qualsiasi materia.
Tra speranza e realismo il legame è strettissimo, inscindibile.