Cesare Zavattini
  • Luzzara, Reggio Emilia, 20/09/1902
  • Roma, 13/10/1989

Biografia

Sono stato uno dei maggiori esponenti del Neorealismo italiano. Sceneggiatore, giornalista, commediografo.

Segni particolari

Fu illuminante il mio incontro con De Sica, con cui produssi tra i più grandi capolavori del Neorealismo italiano.

Scritti da Cesare Zavattini

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Ho visto un funerale così povero che non c'era neanche il morto nella cassa. La gente dentro piangeva. Piangevo anch'io senza sapere il perché in mezzo alla nebbia.

Alatri è un vecchio paese, che ha le mura ciclopiche addirittura e io ho passato lì tre anni della mia vita estremamente interessanti, a mio modo.

Il mio sogno è questo: si alza il sipario, ci sta la sedia e ci sto io.

L'arte, io non lo so se sia eterna o provvisoria, se la forma d'arte nella quale viviamo per molti secoli ci si sia connaturata come sangue, ma so che questa carica, che noi abbiamo oggi, è una carica di comprensione della vita.

L'azione è la grande novità del linguaggio: "Fare ciò che si sa". L'arte, sarà tanto più libera quanto più sarà antiletteraria.

Oggi siamo scontenti del modo in cui finora abbiamo fruito di noi stessi, perché vogliamo fruirne meglio, per comprometterci sempre di più.

La mia rabbia è la rabbia dei vecchi molto più forte di quella dei giovani: voglio conoscere me nel rapporto con gli altri, perché un vecchio ha tutti i dati necessari.

Per me "cultura significa creazione di vita".

Un conto è demitizzare e un conto è demolire. Il problema è di scrivere atti di cultura per cui ogni uomo sia portato alla consapevolezza quotidiana di se stesso. E poi, creda, l'autobiografismo affrontato sul serio è uno dei pochi modi rimastici(…)