A mia Madre Marisa

Nascosta dentro
la mie impertinenze
la guardavo incantata
e mi domandavo
dentro quale cassetto
avesse velato le sue ali
io che sciocca,
avevo ferito un Angelo del Paradiso.

Poi
accoccolata tra le calle
l’ascoltavo
mentre parlava alle sue rose.
Avrei voluto essere
un petalo di quelle rose...
farmi perdonare
piovergli su una mano...

‐Ma era lei un petalo
che delicato
come la rugiada del mattino
sul gelsomino
mi pioveva sulla vita‐

Lei che profumava
di panni stesi al sole
di pane cotto e alloro
incenso al mirto
olio al bergamotto

Lei che vegliava i sonni miei
che ogni mio passo
lo affidava al buon Dio.
Lei che tra un amen
ed una candela
alla madre mai avuta
ogni giorno donava
un fiore ed una preghiera.

La guardavo nel suo dolore
e nelle mie fantasie,
la lasciavo volare sull'arcobaleno
e come una bimba
con il suo aquilone
‐tra le braccia di sua madre
la spingevo verso il sole‐

E cerco ancora le sue ali
velate chissà dove.

Forse
in quel giardino d'amore
tra le sue rose.