A volte chiudo gli occhi e sento come vuoto sottopelle,
un brivido vertigine insediare le vene, contarmi le onde
dai nervi. Una strana corrente bianco vergine fuori
controllo, controsenso al vento, inesorabile contro di me.
Quasi fossi senza corpo senza peso senza sesso vorrei
piangere ogni filo rosso, ogni seme ormai disperso e d’essere
terra fragile. E qual è il senso dello spazio se in fondo ognuno
ha il suo deserto da compiere poi dover difendere con unghie
e denti d’arrotare sulla pece nel buio, mentre il tempo fugge
ai lati, va alla cieca e noi sempre alla ricerca del limite
invalicabile.
6 settembre 2012
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