Sono stata in te per più di un giorno:
c'era una cuccia fra labbra e sterno
ancora senza nome.
Mi sono accomodata schivando i venti
che chiamavano furiosi altri padroni.
Mi dicevo: terrà me e mi vorrà al caldo.
Lo dicevo mentre tu sfiorivi l'attenzione
ammalando l'attesa di un letto intatto.
14 novembre 2011
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