Vorrei che mi insegnassi il nord, la fame delle tue rocce
e come tessono i tuoi venti la voce.
Ma poi so che mi chiamerebbe la sabbia ad una nuova promessa,
agli ulivi circoncisi dai fulmini, alla verde masnada di mandorli
contegnosamente assetati oltre le finestre, accostate alla calura leonina
del mezzodì come mani sul viso.
26 ottobre 2011
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La parola è silenziosamente rumorosa: spesso gli occhi sentono meglio.