Ancora non so cosa mi spinge
a porre l’orecchio trepidante
negli angoli riposti della casa.
E’ forse la mancanza inaccettata
del suono dolce di una tua risata
del tono fermo di una tua parola.
Solo il silenzio si offre inusitato
la calma vincitrice tutto ammanta,
ma il regno invisitato dello studio
a me rammenta gesti quotidiani.
Oggi la sera si apre ospitale
a volti nella grazia già cambiati;
sgranando lenta la corona familiare
infine sento nelle voci oranti
un’eco che non si addice loro:
così la tua presenza è manifesta,
certezza di un legame che continua.
27 ottobre 2009
Altri contenuti che potrebbero piacerti
La ragione per la quale, secondo noi, gli altri non cambiano è che spesso non cambia l'immagine che ci siamo fatti di loro.