Nei cipressi degli ulivi,
gesti inteneriscono
cuori sospesi.
Nebbie fitte
aperte dalle albe
sospirano.
In reclami si svegliano,
ma tacciono vibrazioni,
celate,
preparate per il dopo.
Alla riscossa,
nella rinascita assente
germogliata nel ventre
piani si attuano, pensati
nelle tregue del giorno.
Terminato il dì con rigore,
si riprende: chiamando luci,
a volte, che lampeggiano.
Quando le ombre si avvicinano,
la luce più tenue diventa la più resistente.
11 agosto 2025
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Se si sta male bisogna dirlo, non essere vaghi, anche se qualcosa può spaventare, perché forse cosi, si ha meno paura, certo che però, se non ci sono le condizioni giuste, tutto è più difficile e soprattutto, se chi sarebbe disposto ad ascoltare, lo vedi come un rivale e questo succede, se intorno ci si ritrova esseri stupidi, che fanno sentire, incapaci