Bacio d’ombra sulla cattedrale del respiro

Nel silenzio che geme tra le scapole del tempo,
dove il fiato si fa tempesta e mormorio,
la tua pelle — altare d’ebano e brina —
accoglie il mio desiderio come un voto segreto.

Scivolo, cenere e fuoco,
lungo il colmo del tuo collo,
dove il battito si fa preghiera
e il fremito sacrilego.

Tu, curva d’aurora sotto dita invisibili,
sei il grido non detto
che sorge dalla gola dell’attesa,
e io, pellegrino d’istinti,
profano la tua luce
con labbra d’inchiostro e febbre.

Ogni bacio
una campana che tace,
una nota che arde nel petto del silenzio.

E là, nell’eco segreta del tuo gemito,
la notte si scioglie,
e il tempo, spogliato di sé,
cede alla vertigine dell’eterno.