Essere riparo

Le scelte tracciano il nostro cammino, ci vestono il nome, come un’eco silenziosa che nessuno può rubare. Nemmeno chi, con delicatezza, ci aveva avvertito col cuore in mano, ma non è stato ascoltato.
Talvolta è il tempo stesso a chiedere una pausa: un respiro lento, un sorriso che non cerca clamore, un’immersione nel silenzio che svela il cuore, dove la verità grava come una zavorra d’anima.
I pensieri, fitti come nebbia, smarriscono la direzione. Nel cercare mani che stringano il dolore, non sempre si vuole guarire, ma semplicemente non naufragare nella solitudine.
Così i passaggi si chiudono, e quando si fa sera dentro, potremmo non trovare alcun porto. Anche la ferita merita ascolto, va accolta e compresa, non trasformata in arma.
Allora si radica la presenza, si diffonde una forza quieta, si accende luce dove c’è vulnerabilità. Chi ha camminato nell’ombra, può porgere la mano senza diventare zavorra: essere pace, non ulteriore cicatrice.