Non voglio più ciò che non ti conosce: una stanza senza la tua pelle,
un pomeriggio disossato dalla tua voce, corazzate di nubi arrugginite a manca
a cui non arriverà la carezza nera del tuo sguardo. Non voglio più niente
se è niente di te. E vado cercando dettagli che ti facciano un pezzo alla volta:
tu che sei mattina e nebbia, un gomitolo di freddo sul divano e ciglia
mosse dal sonno inquieto.
Voglio essere in ciò che sei, essere come mi farai indossare la tua carne.
20 novembre 2011
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Scrivo perchè le mie dita sanno dire meglio della voce.