Freddissima resurrezione, da
anni non è cosi: sui bastioni stenta,
torna clandestina la novità
delle gemme, un'immensa, macilenta
spoglia dilaga, copre la città
anche se già il crepuscolo s'inventa
con loschi bagliori un'eternità
senza gloria. Non più della perenta
pelle in cui vive, da cui sguscerà
per vivere la serpe è questo niente
che ci separa, aria da foglie, gente
che aspetta pallidamente di qua
e di là d'una lapide, i non morti
ancora dai non ancora risorti.
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Mi è capitato spesso di pensare che dai futuri studiosi di letteratura il nostro tempo verrà ricordato, con grave e (speriamo) compassionevole stupore, come quello in cui si è potuto credere che Jorge Luis Borges fosse un grande scrittore.