L’onda d’urto dei vostri fremiti
arriva alle nostre coscienze
nelle terse sere di quiete
come soavi note di liuto.
Sappiate che i vostri tremolii curano tanti di noi,
sparsi sulle desolate lande qua e là,
per poi tornare a voi con echi afoni e sbiaditi.
Perdonateci per questo ma, non smettete mai d’illuminarci la strada verso il cielo.
16 maggio 2011
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