La croce che non si vede
Triste è la storia del nostro cammino,
ogni tanto inciampiamo,
ma con le unghie ci rialziamo,
andiamo avanti,
sempre dritto,
con lo sguardo lontano.
Vento è ciò che ci circonda,
non aria, non respiro
vento che spinge,
che graffia,
che cancella le orme
prima ancora che le lasciamo.
Sono avvolto in un mondo ovattato,
dove il dolore non fa rumore,
ma pesa.
E io lo porto,
con dignità,
come si porta un nome
che non si è scelto.
Ogni giorno che passa
la croce si fa più pesante,
e le spine
entrano sempre più nelle mie carni.
Non gridano.
Non chiedono.
Restano.
Ho le ginocchia sbucciate
dopo tante cadute.
Sanguinano.
E sento solo
l’odore acre del mio sangue,
che mi ricorda
che sono vivo,
che non ho finito,
che non mi hanno finito.
E allora cammino.
Non per fede.
Non per gloria.
Ma perché ogni passo
è un no
detto al silenzio.