La Fabbrica dei mostri
Sono anch’io un mostro generato da questa fabbrica,
ma la mia pelle non ha scaglie, eppure mi graffia
Anche se da quella fabbrica non fosse uscito un mostro.
Io che prove ho che lo dimostrano?
Il mio aspetto è un riflesso dei mostri che mi circondano, un volto senza luce, identico alla creatura sotto al mio letto, un corpo modellato dalla paura come ciò che si nasconde nel mio armadio.
Il mio cuore è diverso?
Batte con la furia di chi sa di essere sbagliato.
Il mio animo sa che non ho scelto come nascere, ma come posso non sentirlo?
E se fossi come tutti, se anche il mio respiro fosse veleno?
E se fossi un mostro senza maschera, senza scuse, senza redenzione?
Qual è la prova che non sono uno di loro, un mostro come tanti, solo più silenzioso?
Cosa mi distingue da chi uccide senza rimorso?
Cosa dimostra che sono sano, che non sono uno strumento di odio?
Che da quella fabbrica di mostri sono uscito difettoso, senza denti per morderli, senza artigli per distruggerli, senza zampe per schiacciarli, non in grado di impormi con la forza, non prodotto ma ingranaggio rotto, non arrogante ma schiavo del dubbio.
Quella fabbrica di mostri che mi terrorizza, che crea ciò che calpesta, sfrutta, piega, ha generato anche me, ma ho le prove di essere diverso?
Ho le prove che non sono come loro?
Posso ritenermi inadatto a questa società che disprezzo, anche senza prove che io sia uguale a loro?
Posso ritenermi degno di essere vivo?