La rinascita del cuore

Ci sono anni che ci attraversano come stagioni impietose,
e altri che ci spogliano fino all’osso,
ma è solo quando tocchiamo il fondo del nostro inverno
che impariamo a riconoscere il valore di un’alba.
La malattia non è solo assenza di salute,
è uno specchio che ci costringe a guardarci nudi,
fragili, veri. E lì, tra il dolore e la paura,
nasce il seme di una forza antica, quella che non urla ma resiste,
che non corre ma tiene il passo.
Rinascere non è tornare come prima:
è sapere di essere cambiati e avere il coraggio di vivere
con una pelle nuova e un’anima che ha imparato
a brillare anche nel buio.
Ogni cicatrice è una sillaba incisa nel corpo,
ma il verso intero si scrive nel silenzio dell’anima.
Perché chi ha danzato sul confine sottile tra vita e fine
non teme più il superfluo, non rincorre più l’effimero.
Ha imparato a riconoscere la bellezza delle piccole cose:
un respiro senza dolore,
una risata che torna piano, una carezza che non ha bisogno di parole.
Il cancro ti scuce, ma può anche ricucirti con un filo più resistente.
Ti rende più leggera delle aspettative, più pesante di significato.
Ti insegna che il tempo non va riempito: va abitato.
Ed è allora, quando nulla è più come prima, che nasce il miracolo:
È anche se non sei guarita ancora nel corpo,
l’occhio ora sa vedere davvero, il cuore ora sa scegliere,
l’anima ora sa ringraziare. Davvero.
Perché chi è tornato dal buio
porta con sé una luce che nessuna notte potrà spegnere.