Compatta, umida, inquieta,
affondo nella tua sabbia,
estremo limite dell’essere mare,
prigioniero eterno delle maree.
Cullo ed attendo, scivolo,
assalto ed infine mi ripiego,
abbatto profili e colmo squarci,
rubo e rendo con ferocia,
coltre liquida e salata occupo
ogni spazio senza tempo,
riempio ogni anfratto,
nel gioco infinito
dell’ innalzare e discendere,
disposto dalle Lune.
12 settembre 2007
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