Probability
Le spighe di grano ti respirano,
intrecciano le tue lettere per le sere.
E agitano i tuoi canti il giorno che incontrarono
sul suo volto, il silenzio… lo stormo dell’immobilità.
Parti là dove cominciammo il viaggio,
in verità, i ruscelli non contengono che frammenti.
A un tempo sprecato,
perdona la mia morte quando ti scelgo,
alla misericordia dei devoti, in protesta,
alla dimora della ferita,
alla distanza della desolazione.
E la tua resistenza fu prendere in prestito
dalla stella i riti del giorno del crollo.
Dentro di te, l’umiliazione delle poesie sfugge
verso l’alba.
E tu plachi sopra alcune pianure
le lingue dell’apprensione,
nei tuoi tempi di navigazione.
Tu lenisci l’incendio della solitudine… città,
e versi nell’occhio le lacrime della riunione,
rami dall’inizio che eravamo,
per la terra della separazione.
Le portiamo le lettere supplici,
per scrivere nell’amore
la canzone rotante dell’amato.
E ancora giuri sul terremoto,
così da preparare una nuova patria,
che le domande persero nel loro lamento,
e l’impossibile sbarrò le sue porte
con scoppi di tempo che cominciò a svanire.
Non lasciasti mai i raccolti della memoria,
che stavamo dissetando.
Con il tuo silenzio, le visioni non traboccheranno
oltre i confini del vuoto.
E noi…
invano.