si campava. ché un posto valeva l’altro
nell’inseguire lo sciame di trame
prima di inciampare all’unisono
su carie incise ascritte
in vitree voci deposte
tra incastonate carcasse.
bastava alzare lo sguardo
dove la neve alta disegnava
spezzate sinusoidi nel compendio
del magma amico al tempo
per dirsi che:
parlare era non parlarsi,
guardare era non guardarsi,
esistere era non esistere.
13 giugno 2012
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