Il tuo svezzamento fu di grano, io trascino la franosa zavorra dei miei carboni, scansare le mie fuliggini e' talento, sgombrarmi fortuna, troppo nota la strozzatura in cui i miei fianchi ansimano arresi. Cavilloso e' il codice che svela i miei untori, ma alcune tagliole partoriscono piume. Quanto vorrei somigliare a ciò che ti assunse, risucchiandoti in un foro del cielo, una buca fra le stelle dove tu ti espandevi . Seduto, senza lavagna, avido di tutte le storie sul luccichio.
24 novembre 2012
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La poesia ha la stessa imperscrutabilità del futuro: non si possono prevedere le parole che verranno.