Un semaforo rotto
Tanti anni non sapendo che fai,
e scusa ma dubito cambierai,
tanto che so non succederà mai
quindi a te spazio, prego vai.
Un posto vuoto mi fa compagno
e lo so tuo non è mai stato,
tanto più non prendi la circolare,
tanto adesso aspettandola,
non attendo nessuno in particolare,
non te.
Però se torno a quel giorno
proprio in quel posto
mi ricordo cosa t'ho chiesto,
giusto per togliermi di torno,
perché giusto era darmi il buongiorno
anche così presto che non valesse tramonto,
quanto ad ogni luna fosse da capo ieri
dentro avevo qualcosa del tipo "ei";
"Sai, se mi lasceresti un sorriso
uno spicchio del tuo tempo
dal tuo zaino di vetro,
mi concedesti per pranzo
quest'ultimo attimo
avresti un po' d'acqua?
Mi faresti fare un sorso
che smetterei di far finta di star morendo assetato,
e quindi non rimproverarmi con quello sguardo,
che mi sono solo distratto sulla punta del tuo naso;
quell'ultima volta che avevi il trucco ben fatto,
l'ultima che ti ho visto bene ed era senza parole.
Non riconoscevo i lampioni in via Trinchese
le volte che ci incontravamo lì per caso.
È che nei tuoi occhi c'era un semaforo rotto,
ad ogni curva una freccia accesa verde.
Una sempre verde che fa radici in me,
che condisce la lattuga e fa parire la strada meno buia,
resta forte e non si accascia neanche d'inverno.
La sua ombra persiste e mi tocca almeno un piede,
ogni giorno che cammino e metto quel cappotto
di te mi ricordo e ti auguro di brillare sempre.
Come quei lampioni e quel semaforo verde sullo sfondo,
che comunque per me sei stata la più bella del mondo".
E chissà cosa c'era dentro quei tuoi occhi,
cosa faceva scintille e i circuiti rotti,
che l'amore scoppia così che hai i cavi spenti
e certe cose proprio non le connetti.