Verresti da me,
Se vecchio io fossi e tu dolce Venere?
Verresti da me,
Se fossi sigaretta ed io annerita cenere?
Verresti da me,
Se il cor mi donasse quella voglia di non essere?
Ebbene fanciulla, non mentire,
Che le bugie son balorde e la morte può sentire,
Che la tua spigliatezza non diventi una condanna,
Che il cor felice ti si levi e ti faccia alzare di una spanna.
Porgimi alla morte ed io mesto andrei,
Che di sofferenza ormai i giorni non ne conto
Ma come ingiallito calendario io lì a mirare,
Questa tua insostenibile,
Indescrivibile,
Voglia di lasciarsi andare.
11 marzo 2025
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Primavera, ahimè, stagione dolce e lieta per chi possiede il dono (forse) del cor romantico: passeggiare diventa un’intrisa sensazione di profumi, dolci odori ed olezzi che solo Madre Terra può donare a noi, avidi figli, che piedi poggiam su verde distesa e rimaniamo lì, come trafitti, come pugnalati, da cotanta bellezza che lo sguardo volge oltre, verso infinite vallate e nuovi amori da far sbocciar.