VITA DI ETERNO DOLORE
Il dolore è radice di me, peso che mi scolpisce,
un fremito fisico ed emotivo, che alterna colpi e tempeste.
Sono pedina di un gioco crudele, infinito,
una giostra impazzita che mai si arresta.
Non c’è giorno che mi doni pace,
non c’è spiraglio di gioia, né amore sincero.
Questa è la mia vita, segnata da eterno dolore,
condanna silenziosa incisa nel cuore.
A volte crollo sotto il legno che porto ogni giorno,
non è simbolo, ma materia greve e spinosa,
affonda nella carne, spezza il respiro,
tronco che mi inchioda al suolo, senza pietà.
Cado e mi rialzo, per un dovere incomprensibile,
ma ogni volta più duro, la forza si assottiglia.
Le membra stanche, logore, non reggono più,
sussurrano resa, quiete assoluta.
Il legno mi scava l’anima con ostinata presenza,
l’ombra della gioia svanisce, lampo irraggiungibile.
Non c’è sollievo nelle ore che scorrono lente,
solo il rimbombo di colpi al cuore.
Ho imparato a convivere con lenta agonia,
un battito costante tra caduta e vano rialzarsi.
Cerco un senso nel tormento, ragione al supplizio,
ma trovo soltanto silenzio che inghiotte domande.
La giostra riparte, scuote mente e ossa,
e io riprendo il cammino, fardello in spalla.
Non c’è uscita da questo labirinto di pena,
solo l’attesa del prossimo tonfo inevitabile.
E quando la luce svanisce, la speranza muore per ultima,
ma anche lei è stremata, quasi senza voce.
Il mio destino è legato a questo legno pesante,
ciclo di dolore che mai si spegne.