Voce ai miei cartacei

Sono venuta a dare voce alle pagine che mi hanno salvata, riflessioni nate dal dubbio, racconti inventati per non cedere al vero.

Il dolore, lì, si è fatto carta, e con lui le parole che non osavo più dire. Scrivere non è stato un dono, ma un’urgenza. Una passione che non salva, ma senza la quale si naufraga.

Nessuno premia chi scrive nel buio, ma ciò che si lascia è un’impronta che il tempo non cancella.

I miei libri esistono, non per gridare, ma per restare. Sono visibili, ma nascosti come stelle diurne, trattenuti in un crepuscolo senza eco.

Eppure attendono. Aspettano chi sa ascoltare non solo il rumore del mondo, ma anche il battito sommesso di una pagina che si apre.