IL Bagatto e gli Amanti - finale
Racconto Fantasy per tutti.
Il Giudizio
‐ Perchè avete lasciato la macchina? – disse un gendarme che parlava benissimo italiano.
‐ Come perchè? – rispose Fabio, ancora stralunato per la fantastica esperienza – ci siamo persi e poi ... l’albero caduto… e non si poteva fare marcia indietro. Non si vedeva niente… la nebbia,,, – mentre parlava si rese conto che le cose erano molto diverse da come le ricordava, tacque sbigottito perché la constatazione di ciò che vedeva adesso gli provocò un lieve capogiro.
Il poliziotto lo guardava, senza capire.
‐ Ma suo marito si sente bene, signora? Ha una brutta cera ... – disse, rivolgendosi ad Angela. La ragazza non rispose subito, preferì riprendersi, solo allora si accorse di essere quasi congelata.
L’altro poliziotto, disse qualcosa ad alta voce all’autista di un carro attrezzi, che mise in moto e si allontanò, blaterando e maledicendo in una lingua che, per fortuna, Angela non capiva. Il militare, poi, mentre si avvicinava al collega, estrasse da una tasca interna del cappotto una fiaschetta d’acciaio.
Gliela porse, dopo aver svitato il tappo.
‐ Beva un sorso, le farà bene – disse l’altro, quello che stava parlando con loro in italiano, poi continuò: ‐ cosa volevate fare qui? Non è che fate consumo di droghe? –
‐ Ma no, sì, figuri – disse Angela, deglutendo un sorso di Vodka, terribile e metallica, fulminante nella gola, però le fece bene, quell’improvviso calore interno la rincuorò. Porse la fiaschetta a Fabio, che però rifiutò con un gesto della mano.
In effetti, anche Angela, dovette constatare che, pur essendo in un sentiero di campagna, stretto e dissestato, davanti alla loro auto non c’era niente.
‐ Ma ... ma non capisco!? Prima qui – e si spostò davanti alla macchina – qui, davanti ai fari, c’èra un albero caduto ... o dei grossi rami. Passare era impossibile. –
I due militari si guardarono l’un l’altro, poco convinti.
‐ Guardate, io non sono pazza ... poco fa c’era la tormenta. Abbiamo sbagliato strada e qui, proprio qui ... – indicò allargando le braccia – c’era un intrico di rami insormontabile ... indietro non si vedeva niente. –
‐ Noi non abbiamo trovato nessun ramo, signora, abbiamo solo notato le luci accese. Questa è una via privata ... per fortuna, a quest’ora non ci passa nessuno. – poi più severo – però se non arrivavate in tempo, la macchina ve la portava via il carro. – Poi, cambiando tono e divenendo più formale: ‐ Comunque noi dobbiamo elevare contravvenzione, mi spiace. –
Fabio si era ripreso abbastanza, adesso seguiva anche la conversazione, anche se si sentiva senza forza:
‐ Guardate, veniteci incontro, già abbiamo passato una serata da incubo ... –
‐ Lunga come serata, signore italiano! – i due poliziotti scoppiarono a ridere.
‐ Ma perchè, che ore sono? – disse Fabio annaspando di nuovo.
‐ Sono le cinque, signore, tra poco è l’alba. –
Fabio e Angela si guardarono sgomenti. Il ragazzo prese cinquanta euro dalla tasca, deciso a uscire al più presto da tutto quel casino:
‐ Per favore, potete chiudere un occhio? la macchina è fittata ... non saprei nemmeno come pagare la multa. –
Il poliziotto si guardò un attimo col collega, poi fece sparire la moneta in tasca.
‐ Va bene, per questa volta chiudiamo un occhio ... provate a mettere in moto, signore, non vorrei che avete la batteria scarica ... avete lasciato le luci accese. –
Per fortuna la macchina era nuova, anche se il motorino stentò, in pochi colpì, andò in moto.
‐ Ottimo, buona vacanza allora, signori italiani – i militari si voltarono per raggiungere la loro Skoda.
‐ No, un momento ... vi prego, ci dite dove siamo ... noi volevamo raggiungere Marienbad? ‐
I due si guardarono sempre più perplessi:
‐ Ma davvero vi sentite bene? Qui ‘siamo’ a Marienbad, signore. Mariánské Lázně ... non si vede bene ma è là ... c’è il cartello. – e fece un gesto indicando qualcosa, sulla carrozzabile a pochi metri dal nostro sentiero.
‐ Ci scusi – disse Angela, sempre più stanca, infreddolita – ma davvero abbiamo vissuto un’esperienza strana ... prima ci siamo persi, poi un vecchio ... un viandante matto, ci ha portato in un castello ... insomma in una casa o qualcosa di simile, e ci ha raccontato un sacco di storie ... –
I due si fecero più attenti.
‐ Un vecchio, matto ... qui? – disse quello che conosceva l’italiano. Poi continuò la conversazione in lingua ceca, col suo collega. L’altro rise, di una risata forzata e nervosa.
Intanto il cielo si stava rischiarando, diventando sempre più bluette.
‐ Ma qui non c’è niente, signora! – e l’altro assentì con la testa.
Poi continuò con una risatina:
‐ In effetti può darsi che un castello c’era, ma più di mille anni fa, forse. – fece segno alle loro spalle – Voi siete entrati nella strada che porta a un sito archeologico, la ci sono le antiche mura di Marienbad ... e forse anche un castello o una vecchia torre… non si sa è passato troppo tempo. –
‐ Non so cosa dirvi – intervenne Fabio, che pian piano tornava alla realtà, mentre l’alba incombeva. ‐ Noi non possiamo essere impazzati insieme, agente. – disse – ieri sera qui era un inferno. Eravamo completamente bloccati, poi arrivò un vecchio strano e ci ha portati in una specie di castello. Era caldo, c’era luce e c’era un bel camino, grande quanto una porta. E poi lui ci ha raccontato un storia ... una vecchia storia. ‐
‐ Parlava di un principe, di un mago ... era come una fiaba ... – intervenne Angela, ma mentre parlava si rendeva conto che probabilmente si stava solo rendendo ridicola.
I poliziotti scossero la testa.
‐ Signora italiana, qui non c’è nessuno e siete a un chilometro dalle prime case di Mariánské. – disse tornando a voltarsi lentamente verso la sua macchina, poi si fermò solo un secondo – A meno che non abbiate incontrato un fantasma!
Di la c’è la statale. Buona giornata a voi. –
Quasi a sottolineare con vigore che erano tornati alla realtà, una macchina sfrecciò veloce a poco più di cinquanta metri da loro, rischiarando l’alba livida con i suoi potenti fari.