Il furto del maiale

— Caporale! — gridò Letizia, seduto alla scrivania, facendo sobbalzare Toti, intento a compilare dei documenti.
Ottavio Bertazzi entrò tutto trafelato e con la divisa in disordine.
— Che accidenti sta succedendo là fuori? — chiese Lorenzo giocherellando nervosamente con la penna.
— Signore, ci sono due donne che sembrano indemoniate e un energumeno che se vi dà uno schiaffo, vi manda all'altro mondo.
— Bertazzi, io non prendo schiaffi da nessuno. Semmai li do. Cosa vogliono? Perché fanno tutta 'sta caciara? Lo sanno che si trovano su un comando militare?
Il caporale si chiese perché quel loro capitano, spesso tanto caro, si rendesse così misterioso, senza dire apertamente da dove venisse. Usava termini e spesso accenti che lo confondevano.
“E ma prima o poi lo scopro” si promise il giovane.
— E proprio per questo sono venuti qui, signore — farfugliò.
— Insomma, mi rispondi?
— Sono i coniugi Canavè e Sophia, una ragazza molto bella. Ma non è niente d'importante, non preoccupatevi, se ne stanno occupando Alighieri e Comencini.
Lorenzo restò per qualche secondo in silenzio, poi fece segno al militare di uscire; Bertazzi si avvicinò invece alla finestra, fissando lo sguardo sulla strada: — Mama mia bela — farfugliò.
— Faccio finta di non aver capito che ne avete combinata una delle vostre. Sono stanco di arrabbiarmi sempre — commentò Letizia.
— Ah, io non c'ero, non so nulla! — il caporale si voltò e sollevò le mani a sua difesa.
— Vuoi fare carriera?
— Sì, signore!
— E allora attento, quando qualcuno prova a farti parlare. Va' e risolvi la situazione. Che non sono manco quarantotto ore che siamo qui!
Il giovane lasciò l'ufficio sconsolato. Lorenzo notò solo adesso, sulla sua scrivania, un bicchiere colmo di limonata, accanto a un biglietto piegato in due. Prese quest'ultimo e lesse: Per voi, capitano. Bertazzi.
— Quando l'ha portata, il caporale, questa limonata? — chiese appena dubbioso.
— Forse quando siamo entrati nella stanzetta a prendere quei documenti? — rispose Toti.
Letizia stava per bere, quando le voci in strada aumentarono. Ripose il bicchiere e raggiunse la finestra a sua volta. Per un attimo gli sembrò di vedere, al posto dell'acciottolato bianco, dei blocchi di basalto nero. Si ridestò e scorse la coppia di contadini sbraitare contro il suo giovane caporale. “Devi farti le ossa, ragazzo mio” pensò, ridendo silenzioso. Fece un sospiro di pazienza e si voltò, studiando la figura magra del tenente e i capelli biondi che gli davano un'aria luminosa, come se fosse sempre sorridente.
Perché non domandava mai nulla ai suoi soldati, si chiese Lorenzo. “Come stai?… Di dove sei?… Quanti anni hai?” Domande tipiche di una convivenza forzata, ma nonostante ciò, Letizia non riusciva a non amare ognuno di quei ragazzi.
— Ma cosa sta succedendo di preciso là fuori? — chiese Toti, non smettendo di lavorare.
— Non l'ho voluto sapere. Ho mandato Bertazzi — rispose il capitano.
— Be', non sembra che se la stia cavando.
— Diamogli fiducia — Lorenzo fece una pausa, poi riprese: — Di dove siete, tenente?
— Oh, ce ne avete messo di tempo per chiedermelo. Sono di Castel Gandolfo. La conoscete?
“Ecco da chi ho preso il termine usato poco fa” si disse l'ufficiale, che poi rispose: — Di passaggio. Natura, archeologia, vacanze…
— E voi, capitano, di dove siete? — riprovò Toti, fermando gli occhi, quel giorno di un grigio più chiaro, sul volto del collega.
In strada, intanto, il sergente, avvicinandosi al caporale, Comencini e Alighieri, chiese: — Bertazzi, cosa vogliono i signori?
— Niente d'importante.
Udita quella risposta, il contadino, dalla grande corporatura, si fece avanti e gridò di voler parlare col capitano. Alighieri, con tono basso, all'orecchio del caporale, chiese di non farli entrare perché il sergente fingeva troppo di non sapere nulla.
— Che avete combinato, Guido? — domandò Ottavio sussurrando.
— Poi ti spiego! — gli rispose il compagno.
— Sarà fatta una verifica di quanto dichiarato e se le vostre accuse risultassero vere, provvederemo a farvi risarcire! — rispose Bertazzi.
La giovane e prosperosa Sophia, dal volto di bambola, si rivolse al soldato con veemenza: — Io non risarcisco niente a nessuno!
Lei e la moglie del contadino si osservarono incarognite e presero a litigare con maggior vigore. A nulla valse l'intervento dei quattro soldati.
— Bertazziii, Alighieriii! — si sentì dall'interno dell'ufficio. Il caporale guardò arrabbiato i suoi compagni e su ordine del capitano i tre civili entrarono accompagnati dai militari. La donna più anziana e l'energumeno si accomodarono sulle sedie di fronte alla scrivania, mormorando lamentele. Sophia restò in piedi silenziosa. Letizia, già al suo posto, guardando quella bella donna, che lo fissava con occhi maliardi, ebbe un brivido.
— Canavè, non è da galantuomini non lasciare il posto a una signorina! Vi devo ordinare io di alzarvi? — chiese l'ufficiale al contadino.
— Quella lì è una…
Letizia fermò la signora Canavè alzando il palmo: — Badate a non offendere nessuno. Non mi va di arrestare una donna. Allora, mi date una spiegazione alla confusione di poco fa? Comencini, una sedia per la signorina.
Lorenzo osservò poi il sergente, il quale si mostrò distratto.
— A me nessuno mi frega, io le so, le cose! — replicò secco l'omone.
— Vi ho chiesto il motivo della vostra venuta qui e non ciò che pensate di voi stesso — replicò il capitano.
L'anziana donna, con l'indice consumato e calloso rivolto a Sophia, disse: — Questa puttana ha rubato il nostro maiale.
Letizia notò Alighieri e Sossi guardarsi reciprocamente. Aveva intuito bene allora, che c'erano i suoi soldati di mezzo.
— Attenta con le parole perché altrimenti dimentico che siete una vecchia e ve le suono! — replicò la bella Sophia.
— Alighieri, chiudete la Canavè in cella! — tuonò Letizia.
Il soldato restò immobile e sorpreso. Toti intervenne: — Capitano, soprassedete. La Canavè non lo fa più. Vero, signora?
— Ringraziate il mio collaboratore, ma alla prossima non sarò indulgente! — intervenne l'ufficiale che, innervosito da qualcosa, iniziò a tamburellare con le dita sul piano della scrivania.
— Che prove avete per accusare questa donna? — Letizia si rivolse all'uomo.
— Che prove? A me è sparito un maiale e da casa sua si sente odore di arrosto.
— E vi sembra sufficiente per incolparla?
— Altroché! Non ha un soldo. Non se la può permettere, la carne.
— E chi te lo dice, eh? Io ho tanti clienti e mi pagano bene — Sophia si pavoneggiò.
— Sì, con cavoli e formaggi!
— … e maiali!
— Con il mio maiale! Avanti, chi te lo ha portato?
— Qui le domande le faccio io! — il capitano sbatté forte il palmo sulla scrivania, zittendo tutti. Poi, dopo un'occhiataccia ai suoi uomini, chiese alla donna chi le avesse dato il maiale in pagamento.
Sossi e Alighieri si scrutarono di nuovo, il primo fece segno al secondo di restare in silenzio.
— Se dicessi chi sono i miei clienti, ci sarebbe un paese in rivoluzione — replicò Sophia.
— Questo sicuramente, vero, Canavè? — Lorenzo rise, rilassandosi con le spalle allo schienale e incrociando le dita sul ventre. Il contadino lo guardò arcigno.
— Signor capitano, è vero che faccio il mestiere più antico del mondo, ma non sono una ladra — aggiunse la giovane donna.
— Bertazzi, Comencini, ne sapete qualcosa? Non avete visto nessuno entrare nella casa della signorina con un maiale?
— Io, capitano? Assolutamente nulla — il caporale fece uno sguardo timoroso.
Comencini farfugliò: — Io ero con…
— Comencì, con chi eri, già lo immagino, ma lo risolviamo in un altro momento, eh? — lo interruppe Letizia.
L'energumeno stava per riprendere la parola, ma il capitano gli fece segno di tacere e si massaggiò la mascella, guardando il vuoto. Dopo poco Letizia ordinò a tutti di uscire, tranne a Toti e a Canavè. Sophia diede un'altra occhiata intensa all'ufficiale italiano, per poi voltare le spalle adirata. Lorenzo chiese al tenente di scrivere tutto ciò che si sarebbe detto da quel momento.
— Quanto le date ogni volta che andate da lei? — riprese il capitano.
— Chi? Io? Io non… — Canavè si guardò attorno.
— Non prendetemi in giro e ricordate che sono un'autorità.
— La vostra è solo una supposizione.
— Sono solo due giorni che siamo a Monteleone e ho già visto un carretto abbandonato a pochi metri dalla casa di Sophia. Io credo di sapere di chi sia, dato che porta un certo marchio. Siete poco furbo e poco attento. Allora?
L'uomo guardò altrove e poi, mutando espressione, ritornò a fissare Letizia: — Ma voi avete visto mia moglie?
— Il tempo passa per tutti, anche per voi. Ma io vi ho fatto un'altra domanda.
— E quanto le do…? A quella lì basta poco… un po' di verdura, due patate…
— E non vi fate schifo?
L'uomo indurì il volto.
— Secondo voi quella donna lo fa con piacere? Lo sapete che le puttane non esistono?
— Ma che dite?
— Se una donna lo fa per necessità, è mera necessità. Se lo fa per piacere, dov'è il problema?
— Ma quella va con tutti, anche con gli uomini sposati.
— Come voi? Siete voi, che siete coniugato, ad andare da lei. Lei esercita un mestiere. Quando vi recate in falegnameria, il falegname, prima di servirvi, vi chiede se siete sposato? Ai vostri clienti chiedete se sono sposati? Voi sareste contento di ricevere verdure e patate come pagamento?
Il contadino aveva il mento sporgente, gli occhi carichi di sangue ed era rosso in viso.
— Io quella lì non la conosco!
— Tenente, mi leggete le dichiarazioni del signore qui presente?
— Voi l'avete vista mia moglie? E quanto le do? A quella lì basta poco, un po' di verdura, due patate.
— E poi c'è il carretto — puntualizzò Letizia.
— Che cosa volete?
— Io? Niente! La storia finisce qui. Il maiale mi sembra un compenso più equo delle vostre verdurine. Ma vi consiglio di preparare le banconote, se volete continuare a tradire vostra moglie. E ripeto, banconote e non spiccioli. Ora sparite dai miei occhi!
Canavè si alzò con difficoltà e abbandonò l'ufficio con la coda fra le gambe.
Lorenzo ed Eugenio si guardarono soddisfatti.
— Veramente avete visto il carretto vicino alla casa di Sophia? — chiese Toti al suo superiore.
— Il carretto l'ho visto, ma stamattina, mentre consegnava le verdure al negozio di fronte.
Il tenente rise, suscitando una risata anche al collega.

Estratto da Come il sole a Gennaio. Solo per amore