La donna misteriosa nella galleria d’arte

Racconto ispirato dalle immagini del reel promozionale da noi prodotto (disponibile in versione integrale sul nostro profilo Facebook), con protagonista Nora, la nostra amica dalla bellezza ultraterrena.

Giravo distrattamente negli ambienti dell’esposizione, quel tanto che basta per nascondere quanto mi aveva pesato ricevere l’invito a quella mostra. Avevo presenziato solamente per non apparire scortese al mio amico artista che tanto impegno aveva profuso per allestirla.
In quella giornata dannatamente piovosa, la noia si era impadronita di me già prima che arrivassi, parecchio in ritardo rispetto all’orario dell’inaugurazione. C’erano solo le note della chitarra di Riccardo Zappa, “Preludio in La minore”, diffuse in sottofondo, che riuscivano a sostenere la mia attenzione a ciò che mi circondava.
Ma, svoltato un angolo dell’ampio salone, all’improvviso, l’ho vista. Non credevo ai miei occhi! Non credevo possibile che, nella realtà, esistesse una creatura di una tale bellezza fulminante!
Invece, era lì, in carne e ossa, anche se la sua immagine era più vicina a quella di uno spirito materializzatosi chissà perché, chissà perché proprio lì.
Camminava lentamente, contemplando un’opera appesa a una parete. Poi, passò oltre e iniziò a osservare quella accanto. Sicuramente udì i miei passi, si voltò, ma fece finta di guardare altrove. L’espressione del suo volto, per un istante, divenne compiaciuta. Inaspettatamente, allungò il passo, quasi avesse deciso di fuggire.
Si allontanò velocemente, scomparendo dalla mia vista grazie a una curva del corridoio. Rimasi quasi inebetito di fronte alla leggiadria della sua figura che avrei giurato stesse fluttuando, se non fosse stato per il movimento dei fianchi, a forma di violoncello, che accompagnavano sensualmente le ampie falcate su tacchi vertiginosi.
Il lungo abito nero, semitrasparente, nascondeva a malapena gambe lunghissime e scultoree, distanziate alla loro cima da quella che immaginai essere la più bella vulva mai generata da Madre Natura.
I meravigliosi capelli biondi, mossi e lunghissimi, ondeggiavano in sincronia con le movenze della schiena perfetta, completamente scoperta fin quasi sopra i glutei.
Feci uno sforzo immane per mettere da parte la mia consueta discrezione e decidere di seguire quella visione.
Percorsi velocemente i pochi metri che mi separavano dal punto dove era scomparsa, inebriato dall’aroma di un profumo seducente, anch’esso dalle note celestiali e mai sentito prima.
Girato l’angolo, il corridoio terminava poco dopo con un’ampia vetrata che, dal soffitto, arrivava a terra, separava l’ambiente dal giardino e lasciava penetrare una luce quasi accecante. Della fantastica creatura, nemmeno l’ombra, e non c’erano porte da dove sarebbe potuta uscire.
Ormai certo che fossi vittima di un’allucinazione, restai incredulo e impietrito a osservare verso l’esterno, fantasticando su come avesse attraversato quella barriera di vetro.
“Stai cercando me?”
Udii la sua voce alle mie spalle e trasalii. Sentii l’adrenalina scorrere dagli alluci fino alla cima dei capelli, un brivido mi percorse la schiena e mi voltai di scatto. La trovai lì, alla mia destra, in una nicchia appena accennata nel muro dove, forse un tempo, era esposta una statua.
Mi domandai mentalmente come avevo fatto a non vederla passandoci davanti.
“Sai, so diventare invisibile, quando voglio…” disse sorridendo, mentre i suoi occhi mi fissavano, profondi ed enigmatici, e scintillavano di orgoglio per essere riuscita a leggermi nel pensiero e assegnare il primo punto a favore della sua essenza divina, a scapito della mia natura terrena.
Mi sentii un idiota e, nuovamente, non riuscii a proferire parola. “Cosa potrei dire di appena interessante a una creatura del genere?” pensai.
La sensazione di soverchiante sconfitta mi pervase la mente e il mio corpo iniziò a tremare, consapevole che, per tutta la vita, avrei avuto il rimorso di quell’occasione persa. Proprio io che, da tutti coloro che conosco, vengo descritto come un uomo dall’intelligenza superiore, brillante, sicuro di sé e, da alcuni, addirittura invincibile.
Disgiunse le mani che teneva davanti al grembo, voltò i palmi nella mia direzione, aprì lentamente le braccia, in segno di totale accoglienza, e disse con voce calda: “Non hai bisogno di trovare parole. So già tutto di te. So già di amarti.”
Mi avvicinai con la stessa devozione che si deve a un’immagine sacra. Il suo volto splendente incorniciava un’espressione di passione e anelito. In quel momento, non sorrideva più, ma le sue labbra erano, sebbene in maniera quasi impercettibile, protese verso di me, come se mi stesse chiedendo un bacio con molta delicatezza e discrezione.
Continuò a penetrarmi con lo sguardo, fino a quando le nostre labbra stettero per toccarsi. Allorché chiuse gli occhi, il suo viso divenne l’immagine del desiderio e della devozione più assoluti.
Ripresi a percepire il suo profumo e, l’istante successivo, al contatto delle nostre bocche, realizzai che per me stava aprendosi una fantastica e incredibile fase della mia vita.