Lettera a Giusy

Mia cara Giusy,
cresciuta in un mondo che ti ha schiacciata. Lapidata. Esclusa. Ha spento ogni tuo entusiasmo. Volevi esplorare. Conoscere la vita. Dare un contributo. Osservare. Senza essere a conoscenza che parti del mondo avrebbero opposto resistenza, o meglio che ti avrebbero prosciugato ogni briciola di colore. Tu che volevi ingenuamente conoscere la vita. La stessa che impone il modo d'essere rigido, monotono. Ti avrebbero dato della matta (cosa che avrebbero fatto nonostante tu sia stata impostata come un macchinario). Quel abito però non ti veste più. Non ti risalta. Sai che sarebbe meglio non indossarlo. Eppure la tua paura più grande è una. Deludere. Ma sai, mia Giusy, a nessuno fa differenza la tua scelta. L'uomo, alle volte, sa essere creatura di empatia non dotata. Di libertà non s'intende. O s'illude di possederla, incatenando chiunque altro ad egli sembri creatura libera. Probabilmente per enfatizzare la propria. Probabilmente per divertimento. Non è dato saperlo. Giusy, cammina e non arrestare il passo. Libera creatura tua. Ribelle. Impacciata. Gaia. Curiosa. Contro il mondo. Legiadra. Abbandonati all'essere. Lo senti. Forte. Tuo amore dedito alla vita. È ciò che guarirà il tuo dolore. Senti di essere alla vita estranea. Sei uno spettatore. Non sei un giocatore. Non sei una maschera. Lo sai bene. Mente tua produce continuamente. Ma non è la monotonia che il mondo vuole al proprio gioco. Osservi, silenziosa e immobile il mondo che và. Non pone attenzioni ai pensieri tuoi. Concentrato nella bolla. Attendi accompagnata dall'assenza. Sembra non esservi soluzione. Dialogo. Giusy, è difficile ma cammina sempre ricordando di prenderti per mano e abbracciarti. Ascolta, ci sei. Sei dove dovresti. Riscaldati. Amati. È ciò che guarirà tuo dolore.