Mio nonno scrive erotici 2
AVVISO: Racconto erotico sentimentale per adulti. Il testo può contenere descrizioni pornografiche estreme.
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‐ Inferno e paradiso, eccolo, è questo!
Avevo passato la notte dai nonni… quella mattina era già programmato di andare al grande Centro commerciale di Valmontone, dove gli Outlet avevano organizzato anche un evento dedicato ai Mercatini di Natale. Però io avevo un po’ di mal di testa già la sera prima, così mamma, la sorella e la nonna partirono lo stesso, arruolando mio padre come accompagnatore, mentre io sarei rimasta a casa con nonno Andrea.
Infatti, loro partirono presto ed io, per fortuna stavo bene, ma un pizzico di pigrizia della domenica mi fece fingere di essere giù di corda. Il nonno poi doveva gongolare di piacere… lui detestava il casino dei grandi magazzini.
Mi alzai con tutta calma, in cucina mi aspettava una profumata colazione con i croissant che tanto mi piacevano.
Dopo, visto che avevo detto che avrei fatto una doccia, il nonno mi preparò l’occorrente compreso il mio accappatoio preferito, magari piccolo di una taglia ma al quale ero affezionata, mi dava la sensazione di tornare un po’ bambina.
Nessuna fretta, mattinata “no stress”, proprio l’atmosfera che preferivo… il nonno mi chiese cosa volevo poi per pranzo e mi avvertì che saremmo stati soli, i nostri parenti avrebbero pranzato al Fast food pur di portare a termine i vari impegni natalizi.
Passando davanti alla cucina, diretta al bagno, il nonno mi disse qualcosa, aveva la voce allegra come se volesse farmi uno scherzo eppure notai qualcosa di strano nella sua espressione, come se la giocosità ostentata fosse un po’ falsa, inoltre la sua voce non era cristallina come al solito ma lievemente incrinata, come da un’emozione malcelata. Mi stava comunicando di avere scritto un racconto e che, se mi andava, sarebbe stato contento di farmelo leggere.
Non diedi peso alla cosa, ero troppo impegnata a cercare la mia play list da “doccia” nel cellulare.
Quindi andai al bagno e ci rimasi almeno un’ora. Quando venni fuori avevo solo l’accappatoio tenuto in vita dalla cinta; sarei poi andata in camera dei nonni e nei miei cassetti avrei trovato l’intimo, i calzettoni e tutto il resto per mettermi a mio agio.
Nonno Andrea era nel suo studio, quando mi sentì passare mi chiamò.
Lui era seduto al PC, come al solito, sul monitoro una schermata chiara e lui, ancora con quell’euforia che sembrava un po’ falsa mi invitò a entrare, chiedendomi se mi andava di leggere la sua storia: l’ultima creazione del “pornografo” Nathan…
Avrei voluto andare a vestirmi ma, d’altro canto, erano almeno 2 ore che approfittavo delle cortesie amorevoli del nonno, mi sembrava brutto di non dargli almeno un po’ di soddisfazione… e poi, dopotutto, leggere quelle storie piccanti non mi dispiaceva, soprattutto adesso, ancora calda di bagno e di qualche delicata attenzione alla mia rasatissima farfallina.
Mi avvicinai alla scrivanietta, difficilmente mi sedevo… ma in realtà lui nemmeno si alzò per cedermi la sua poltroncina, così vi appoggiai i gomiti sullo schienale…
‐ Inferno e paradiso, eccolo, è questo! Spero solo che non lo trovi troppo … disgustoso.
Iniziai la lettura come d’abitudine per una giovane “secchiona” appassionata di letteratura, cioè saltando abbastanza velocemente da una riga all’altra e riuscendo comunque a catturare il senso logico della narrazione.
Il racconto trattava di un uomo adulto, padre coscienzioso di famiglia che prova un’attrazione per una ragazza molto giovane. Questa fanciulla frequenta la sua casa e di conseguenza la può vedere spesso, pur se costretto dalla sua mentalità a trattenersi persino dal solo pensiero di poter andare oltre in quella che sta diventando per lui una vera passione.
Lei è bellissima, anzi, crescendo diventa sempre più donna e più bella, mentre lui da molto tempo si strugge per l’ammirazione e per il sogno di poterla avere… il nostro protagonista si strugge anche per la costante titubanza nel poter considerare il benché minimo approccio con la ragazza. E’ terrorizzato dalla sua reazione, e poi, cosa pensa di lui? Come lo vede? Magari, vista la sua fiorente giovinezza, l’uomo le sembra un vecchio, una specie di Babbo Natale, considerato con affetto ma… semplicemente disgustoso nella versione da vecchio laido e magari depravato.
E così che il protagonista si consuma in questa passione, forse insana, probabilmente destinata a restare solo una nuova amarezza raccolta durante la sua lunga vita.
Mi piacque da subito quella trama e dopo qualche minuto iniziai a leggere una parola dopo l’altra con maggiore attenzione: il nonno scriveva veramente bene… quello che non trovavo in questa romantica dichiarazione di un “forse” impossibile sentimento era l’erotismo. Insomma: quando iniziavano i rapporti sessuali? MI fermai un momento; forse era a causa della mia mente giovanile, e proprio per questo in bilico! Quello che stavo leggendo, probabilmente per una vera donna era già abbastanza erotico, pur senza toccare assolutamente la pornografia: c’era passione, c’era desiderio incontenibile, sì, passione e… e… e se, magari, quelle righe celavano qualcosa di più?
Presa dalla lettura a stento mi resi conto che nonno Andrea si era alzato dalla sedia, probabilmente per discrezione aveva preferito lasciarmi sola… dopotutto si trattava di una lettura scabrosa (o almeno, questa era la premessa, no?)
Ripresi, lasciandomi rapire dalla curiosità di vedere quando iniziava il “bello”, infatti me lo aspettavo che qualcosa di eccitante stava per accadere, in quella narrazione intimissima.
"E finalmente siamo soli, ancora una volta come tante altre, io e lei, soli nella casa… ed io ci ho pensato e ripensato, rimuginato a lungo e ho deciso che il desiderio non può uccidermi, la sete di lei non può essere ignorata per l’ennesima volta. Non posso più impazzire ogni volta che la vedo, che la servo, che la adoro… come una giovane, capricciosa dea. Lei ha ispirato in me amore fin dal primo momento, ma poi è cresciuta ed io me ne sono del tutto innamorato, ho iniziato a desiderarla, ne ho fatto la mia Musa, il faro risplendente da raggiungere con i racconti che mi inventavo per fugare l’eccitazione e placare il sentimento.
Ma ora non mi tengo più… non siamo più solo affini, ora che lei sa tutto di me, ora noi siamo complici. Fino a che punto lo scoprirò oggi stesso: basta! O la perdo, o sarà mia…"
Qualcosa, nel mio pancino serpeggiò tra i visceri, rendendomi più attenta. Un vuoto nello sterno mi avvertì come di un dolore nascosto che non vedevo l’ora di assaggiare… cos’era quel languore e, soprattutto, che storia era mai è questa?
Perché le gambe mi diventano molli, adesso? E nonno Andrea, dov’era? Non avevo il coraggio di voltarmi nella stanzetta in penombra… e se fosse stato proprio dietro di me, alle mie spalle?
Adesso è con me, forse a un palmo o poco più…
"Se la conosco come la conosco lei ora è in accappatoio, trincerando il suo corpo voluttuoso sotto quei drappi di spugna chiara. Dovrei vedere i suoi capelli, abbastanza corti, ramati con i riflessi d’oro, solo la fine delle sue gambe e i teneri talloni, nelle babbucce infantili che non si decide a buttar via."
Deglutii, iniziavo a capire e, purtroppo… a sentire!
"Avrà accettato di leggere questa storia compromettente? Avrà trovato un po’ di tempo per dare attenzione a un vecchio incantato? Oppure ha letto, ha intuito… e mi ha abbandonato, scacciato dalla sua intimità?
Io desidero che lei… che TU sia ancora qui, proprio davanti a me.
Manca solo un gesto, uno solo e, in questo istante lo sto facendo: le mie mani aperte si poggiano sui tuoi fianchi, li intuisco sinuosi e femminei sotto la spugna profumata del grande accappatoio."
Un brivido per tutto il corpo, due “cose” pesano sui miei fianchi… è Lui, non può essere che lui. Mi salì la febbre, gli occhi di fuoco, le tempie e le gote si arrossarono…
Se mi avesse circondato un gruppo di teppistelli in un vicolo buio avrei avuto meno paura del sesso, ma allo stesso tempo avrei provato meno calore in tutto il corpo.
Nonno Andrea era dietro di me, e mi cingeva i fianchi con le mani più forti di quanto le ricordassi, ed io ero incapace di pensare, di decidere, indeterminata in un limbo di sensazioni.
Come un insetto caduto nella tela del ragno, forse vigliaccamente, decisi di restare bloccata; non saprevo cos’altro fare… e ripresi a leggere.
"Non mi hai ucciso?
Spero di no.
Non sei fuggita gridandomi: “Porco!”? E no, perché la “nostra” storia sarebbe finita e io non voglio, non sogno finisca così…
Allora sei qui; sei rimasta qui con me nonostante il terrore di ciò che ci può attendere, forse per rispetto, forse per amore, forse per …
Allora sei qui e nulla è perduto e io nulla voglio se non TE!
Mi accosto a te, non respingermi, ti cingo i fianchi, ti stringo: ciò che leggi farò… tesoro mio, così saprai e se vorrai… smetti di leggere, perché quello che ti racconto io farò con te… di te… voglio farti la mia donna questa volta, anche se sei stata per tanti anni la mia bambina.
Accosto le labbra al tuo collo, le premo per baciarti e sentire la tua pelle sulla bocca, ora l’orecchio, il lobo… con le labbra lo trattengo. Succhio…"
Nonno… Andrea stava eseguendo pari pari ciò che leggo e io passai istanti di incredulo piacere, mi gira la testa come se non riuscissi a stare al passo con quella incredibile dichiarazione di… di amore?
"Ti stringo più forte, piccola, non devi più sentire il “nonno” in me ma il maschio ardente, per questo ti premo con l’inguine sulle natiche… non ti sbagli, quello che senti duro così vicino al tuo culetto e il mio pene… il mio cazzo! Sì, lo scritto chiaro, perché tu sappia che io ti voglio e lui ti vuole… e tu? Permetti che ti slacci la cintura dell’accappatoio?"
Io leggo, lui fa… il vaso si è rotto. In realtà realizzai che il calore che avevo raggiunto non rappresentava altro che l’espressione di un amore a lungo sopito, un amore che voleva di più, da tempo. La nostra intesa sembrava solo la lunga prefazione a questo momento lascivo…
Andrea mi stava addosso, io ero nuda e senza mutandine: quel solo pensiero mi fece bagnare la figa, appena lavata.
"Adesso ti prendo i seni tra le mani; ti ho vista piatta da bambina, poi le tettine abbozzate di fanciulla e poi, ora che sei una dea non mi è stato più concesso vederli… e ora le tue tette sono tra le mie dita, i capezzoli tra i polpastrelli, la voglia di stringerli è inarrestabile."
Era vero, mi stava facendo quasi male, adesso, ma sentire che mi strizzava spinto da desiderio era appagante.
"Ora svelerò e realizzerò i miei sogni come i petali di una rosa, rigo dopo rigo ti svelo cosa voglio, come ti voglio…"
Da quel momento leggere divenne relativo… Andrea faceva ciò che aveva scritto ma io lo provavo sul mio corpo, le sue mani, la sua lingua mi marcavano con messaggi di fuoco.
Lentamente mi sollevò l’accappatoio, io tra vergogna e impudicizia gli aprii il fiore, affinché lui, come promesso, me lo baciasse e me lo leccasse…
Subito dopo arrivò il suo cazzo, il suo non lo avevo mai visto e comunque non ne avevo grandi esperienze, lo presi tra le mani e mi stupì, sia per grandezza che per durezza, era una sensazione meravigliosa intuirlo.
‐ Andrea, ‐ lo chiamai a bassa voce – sono ancora vergine…
‐ Lo immaginavo, tesoro, ma… dimmi, lo vuoi?
‐ Sì, dammelo, ‐ risposi senza esitare ma sorpresa di me stessa.
E dopo pochi minuti, con la mia figa che pulsava e grondava mio nonno affondò nel mio corpo virginale, senza drammi… senza spargimenti di sangue, solo con una piccola, lancinante resistenza… fu solo un attimo. Al mio “Ahia!” improvviso, Andrea si fermò e mi uscì da dentro. Riprese a baciarmi e a leccarmi coccolandomi la fessa. Quando mi fui ripresa, penetrò di nuovo e cominciammo a chiavare alla “pecorina”.
Andrea mi fece godere due volte, nonostante il tempo che passava teneva duro e riusciva a trattenersi… io non ne potevo più, volevo vederlo soddisfatto, farlo felice. Sorridente e appagata lo feci sedere sulla sua poltroncina, nuda misi l’accappatoio sotto le ginocchia e gli feci il pompino più amorevole della mia vita, succhiavo e coccolavo il suo cazzo che, finalmente era tutto mio. Lo accompagnai verso l’orgasmo e, contrariamente alle sue titubanze, lo succhiai di più proprio nel momento culminante… avevo preso abbastanza schizzate anche senza troppo entusiasmo… ora il succo del cazzo di nonno Andrea lo desideravo tutto in me, ingoiai così la sua sborra abbondante e calda.
Non dicemmo una parola sull’accaduto, restai in accappatoio vivendo quelle ore con Andrea con gioia e con una confidenza adulta mai provata.
Preparò per noi un’insalata leggera e mise in tavola il vinello che mi piaceva di più, il Mateus.
Sempre senza parlarne ci riposammo in camera da letto, raccontando un po’ degli aneddoti caratteristici di casa nostra. Poi lui riprese a baciarmi, la bocca, il corpo, mi leccò la figa fino a farmi venire di nuovo.
Sbloccata come donna e coma nipote, ormai su di giri per la lussuria di quell’amore strano ma appassionante… dissi al nonno qualcosa che non si aspettava.
‐ Sai, ho scorto tra le righe di quel tuo racconto “sporcaccione” che avevi intenzione persino di deflorarmi analmente…
Andrea arrossì: ‐ Cacchio. l’ho scritto davvero?
‐ E sì, nonno porcello… che vuoi che ti dica? Io li non sono vergine, già l’ho fatto e mi è piaciuto…
Quando arrivarono i nostri familiari eravamo già in ordine, docciati e ricomposti.
Fortunatamente avevo rimesso anche le mutandine… perché solo all’ingresso dei miei la sburrata del nonno iniziò a colare dal mio culetto appena, appena dilatato.