Non sono Giobbe

All'alba la spiaggia era deserta, non erano arrivati nemmeno i cani trascinando i loro umani attaccati al guinzaglio.
Ali ispezionavano la superficie a volo radente lanciando rauchi commenti di quando in quando.
L'orizzonte rifletteva la luce che saliva dietro le colline come una vetrofania che si scollava piano dallo specchio placido del golfo.
Una sola figura umana accosciata sulla sabbia fredda. Da lontano si poteva scambiare per un mucchietto di rami e alghe, la capannetta abbandonata da un gioco di bimbi o i resti di un falò notturno, tanto appariva immota e floscia. Gli occhi fissi sulla battigia dove minuscoli granchi si affaccendavano danzando in punta di piedi.
Solo avvicinandosi un occhio attento avrebbe notato il respiro sconnesso che l'animava.
Non un suono, un urlo, un singhiozzo, il suo dolore era ben oltre il pianto.
A un tratto tese le braccia stringendo due pugni di sabbia che lasciò scivolare fra le dita, alzò gli occhi al cielo e squarciò la quiete con un lamento gutturale.
‐ Perché tutto questo? Perché? Non sono Giobbe.
La spiaggia si ammantò di luce e il coro sgraziato dei pennuti si fece più intenso concentrandosi su una chiazza increspata oltre la secca.
Il mucchietto si alzò e sparì fra i cespugli trascinando i passi.
"Non sono Giobbe, posso solo perdere se non mi aiuti"
24 agosto 2025 ‐ da Frammenti di Fra