Storie allo specchio - Fanny e Joy

Un’immagine di amore e calore come il salotto che ora si intravede nello specchio, un camino illumina e riscalda tutto.
Joy sta leggendo alcune carte seduto alla scrivania, dà le spalle alla porta ad un tratto Fanny entra nella stanza.
Fanny svela la sua vita.
Fanny così allegra e solare, con i riccioli che le sfiorano il bel viso ancora da ragazzina, nonostante i suoi quarant’anni.
Fanny entra ma Joy continua a leggere le carte che ha in mano, non si accorge della sua presenza, sino a che lei non gli dà un bacio sulla guancia, allora alza il suo sguardo dolcissimo.
Quello sguardo Fanny l’ha amato da subito, uno sguardo che dice “io ti ascolto, io ti vedo, io ti percepisco”.
Fanny ama Joy da molti anni, si sono conosciuti durante un corso sulla lingua dei segni.
Fanny è capitata quasi per caso a quel corso, per accompagnare un’amica.
Non sapeva che quella sera, quel corso le avrebbe cambiato la vita per sempre, che Joy le avrebbe cambiato la vita, le avrebbe dato una diversa direzione, che avrebbe riempito i suoi giorni di bellissimi gesti che disegnano parole.
Joy è nato sordo, non ha mai potuto sentire nemmeno un suono, la risacca del mare, una cascata, l’eco in montagna, non ha mai sentito nominare il suo nome.
Non ha mai sentito la voce delle persone che ama
Non ha mai sentito la voce di Fanny.
Joy ama Fanny, da quella sera in cui si sono potuti parlare con le mani e non solo.
Fanny non ha mai fatto caso alla sordità di Joy, loro comunicano in tanti modi diversi, con gli occhi, con le mani, con i loro stessi respiri.
Fanny lavora in una piccola casa editrice.
Spesso quando torna a casa racconta a Joy tutte le storie che le passano davanti agli occhi, in un frenetico movimento di mani, Joy entra così anche lui in quel mondo fatato delle parole.
Joy invece costruisce barche, è un maestro d’ascia.
Le sue mani non sono solo la sua voce ma anche gli strumenti che danno la vita a barche davvero speciali, gozzi a vela latina, barche per veri appassionati.
Joy immerso nel suo mare silenzioso naviga in questo mondo frastornante con la grazia e la leggerezza delle barche che disegna e crea.
Joy e Fanny sono due persone felici, hanno saputo cercare la loro felicità, trovarla, proteggerla e custodirla dalle difficoltà della vita, e oggi hanno un solo grande desiderio irrealizzato.
Vorrebbero che l’amore dei loro occhi si riflettesse in quelli di un figlio. Un figlio che non vuole arrivare, un figlio che li ha messi di fronte alla fragilità e ai loro limiti.
Non hanno mai voluto indagare sulle cause di questa maternità ancora non realizzata, non hanno voluto insinuare tra di loro il seme del disappunto, hanno voluto invece aprire ogni porta, tentare ogni strada.
Ma ancora la strada giusta non l’hanno incontrata.
Fanny guarda Joy e Joy guarda Fanny, si tengono le mani.
Sanno che anche se la strada da percorrere è ancora lunga e tortuosa, da qualche parte del mondo o del tempo loro sono già una madre e un padre.
Dovranno solo incrociare quello sguardo che gli permetterà di esserlo totalmente.

Figlio mio sorridi al mondo
terrò le mie braccia attorno al tuo corpo
ti solleverò e ti renderò leggero.
Tu mi allungherai la manina attento a non inciampare.
Un piede alla volta salirai la tua scala
io dietro di te pronto a raccogliere ogni incertezza.
Davanti a te non spazzerò la strada
ti insegnerò a pulirla che tu non debba scivolare mai.

È un sogno, Fanny e Joy, danzano davanti al fuoco, Joy si muove con una grazia che commuove, diventano tutt’uno con la musica e portano il loro destino lontano.

Questo specchio è come un abisso profondo, fa volare sopra la vita, ma reggere lo sguardo su di lui, e poi lasciarlo andare costa un’enorme fatica come se gli occhi fossero fusi con la sua superficie.
Rende fragili, perché ogni racconto scava dentro, cerca nel cuore spazi nuovi per inserire emozioni dimenticate.
Pone su un vassoio il significato della felicità, quanto può essere facile raggiungerla oppure quanto può essere davvero complicato.
La felicità non è mai assoluta ma fatta di tante piccole gemme di felicità come acini di un grappolo d’uva succosi, magari ancora aspri, acerbi, ma prima o poi il tempo in cui saranno maturi arriverà e sarà un tempo dolcissimo.
Talvolta però, il succo può essere molto amaro, può bruciare e non si vorrebbe berlo...