Storie allo specchio - Sally e Mark
Sally sta piegando alcune magliette, le tremano le mani, sta piangendo e sul suo bel viso un livido viola le riempie la guancia.
Nelle sue lacrime c’è tutta la sua storia o meglio la sua tragedia.
Sally è sciupata, pare atterrita, anche i suoi abiti, i suoi capelli sembrano partecipare al suo disagio.
I tratti del suo viso sono ancora belli, in fin dei conti ha solo cinquant’anni, ma tradiscono la disperazione che la sta attanagliando.
Non parla non dice nulla non si sa cosa le sia successo, eppure si percepisce chiaramente il suo dolore, e non è quello fisico.
Di colpo si sente un forte rumore, sbattere una porta, qualcuno sale le scale velocemente. Sally si gira e guarda la persona che sta entrando in camera, è lì ferma e la sta osservando. È un ragazzo magro, magrissimo, pallido, agitato.
È suo figlio.
Sally si siede sul letto, quasi che con quel movimento possa dare una parvenza di normalità alla situazione che sta vivendo, però non stacca mai gli occhi da quel viso emaciato, il viso di suo figlio Mark.
Mark le gira intorno a passi svelti, le si avvicina e allontana in modo nervoso. Di colpo si ferma davanti a Sally, la scuote.
Mark ha segni sulle braccia.
Sally si è liberata dalla presa e scende quasi correndo in cucina, Mark le va dietro.
In cucina Sally, vicino al lavandino è impietrita.
Mark ha preso un coltello dal ceppo sulla mensola, lo tiene in mano e lo muove davanti a Sally minacciandola, lei gli chiede di calmarsi ma lui continua ad urlare, urla che vuole dei soldi, le si avvicina sempre più violentemente.
All’improvviso la scena si blocca come se qualcuno avesse schiacciato il tasto “PAUSA”.
In giardino la mamma rincorre Mark, avrà otto anni.
Mark era un bel bambino biondo.
Sally raggiunge Mark, lo prende in braccio e insieme si buttano in piscina con tutti i vestiti.
Mark ride a crepapelle sorpreso dal gesto di Sally che intanto gli spruzza l’acqua sul visino. Il sole illumina i capelli di Mark e si riflette nei suoi occhi verdi, verdi come quelli di Sally.
Poi cambia la scena.
Mark è a letto con un pigiamino di ciniglia giallo, la mamma gli legge una storia, Mark tiene la mano della mamma tra le sue manine, lei mentre parla ogni tanto dà dei baci sui suoi capelli.
Poi tutto diventa buio, madre e figlio sono sempre in cucina.
Mark ora sta per avventarsi su Sally con una rabbia che distrugge tutto, che può distruggere le loro vite.
È un groviglio di braccia, di capelli, di cuori infranti.
Sally cerca di fermare come può quella furia che non riesce più a domare, non riesce a difendersi dal mostro che ha divorato suo figlio, non riesce a difendere Mark.
Mark ha 23 anni, è sempre stato un ragazzo speciale, sensibile e super intelligente.
Sally si è separata dal padre di Mark quando aveva 5 anni, l’ha cresciuto da sola con molti sacrifici, ma nessun sacrificio era mai troppo per il suo piccolo Mark.
Sono sempre andati d’accordo, Mark e la mamma, si amavano moltissimo.
Poi Mark nell’adolescenza ha tirato fuori le sue fragilità che forse si sono amplificate per la mancanza di una figura paterna.
Sally ha sempre cercato di essere padre e madre per Mark, ma non è facile sdoppiarsi nei due ruoli, non è facile diventare talvolta severi come un padre a scapito della grande dolcezza di una madre, limitare gli abbracci per guadagnare un poco di autorevolezza.
Mark ha fatto incontri sbagliati, ha cercato aiuto altrove, purtroppo questi incontri lo hanno risucchiato in un mondo fatto di droga e alcool, pericolosi edulcoranti del dolore.
Mark non è stato capace di staccarsi dalle sensazioni che provava e Sally non ha saputo trarlo in salvo nonostante mille sforzi, anzi si è trovata anche lei dentro a quelle sabbie mobili incapace di salvare entrambi.
Dopo una lotta silenziosa e innaturale, Sally riesce ad afferrare il coltello in mano a Mark, sono avvolti in un abbraccio scomposto, poi di colpo Mark piega le gambe e si accascia sul corpo della madre, sulla sua logora t‐shirt sembra formarsi un grande fiore rosso proprio in mezzo al petto.
Mark ha il capo sul grembo di sua madre, il suo respiro è ormai un soffio nell’aria.
Sally si guarda le mani insanguinate, piange disperatamente per questo suo figlio perduto, per questa vita dannata, per l’amore che non ha guarito le sue ferite, povero figlio, piange per sé stessa rimasta senza di lui, disgraziata lei.
Sally gli tiene la mano e mentre piange gli bacia i biondi capelli. Il suo pianto risuona come la ninnananna che gli cantava prima di dormire, una melodia struggente e tenera.
Battono le ciglia dei miei occhi io non credo di resistere.
Accendo tutte le luci di questo buio nero
a tentoni mi muovo fino alla porta, è aperta.
Nel giardino tutto risplende di sole
ogni colore sembra ricolorato e ancora e ancora.
La tua ombra gialla riflessa sul rosso del muro
sei il mio guerriero, supereroe del mio cuore.
Piano piano il sole tramonta, la tua ombra sbiadisce
scivola dentro casa tra i miei vestiti da stirare.
Rimani li tra la pelle e il mio profumo.
Sei tutto il mio calore.
È scioccante, pensare a questa madre, a quanto le sia costato proteggersi, capire che suo figlio non poteva salvarsi, ma che lei poteva ancora farlo, e poteva salvare il ricordo di Mark, del suo tenero bimbo che le teneva stretta la mano.
Pensare a tutti quei figli che annegano dentro a sostanze che rubano l’aria e la vita. Pensare alle loro madri, che li vedono perdersi e non trovano la cima per salvarli dal fango che li sta inghiottendo.
Ogni madre ha cullato il proprio figlio, gli ha fatto il bagnetto la sera, lo ha portato ai giardinetti a giocare, gli ha comprato un gelato. Ha pulito le sue manine e disinfettato piccole ferite. Cosa rimane di quelle madri davanti a tanto orrore, a tanto dolore.
Là fuori tra gli alberi del giardino suona la loro musica, una ninna nanna, sembra quasi un miracolo Sally e Mark ballano e migliaia di foglie danzano con loro.
Questa storia, è come un gelido inverno che non vuole passare, come l’inverno apparso in questo momento nello specchio...