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Il cinema di Moretti è per me una sorta di paradigma di ciò che il cinema non deve essere. Non amo il suo minimalismo, il suo frammentismo, il suo autobiografismo; detesto la sua studiata (ma non per questo meno deprimente) sciatteria formale, il(…)

Credo che molti scrittori si sentano come degli attori frustrati, quando cercano di riprodurre la voce di un personaggio sulla pagina.

Ho ancora voglia di fare l'attore. Resta solo da vedere se mi sarà permesso farlo. Ci sono solo un certo numero di muri contro cui sono disposto a sbattere la testa.

Non ho mai scritto a casa, né soggetti né sceneggiature. In casa riesco solo a scrivere articoli, ma per i film devo andare in una stanza d'albergo.

Io sono il primo spettatore dei miei film, il primo che si inietta il virus pauroso nelle vene. Perciò penso che tutti i miei film siano autobiografici e dentro ci sia buona parte della mia vita privata, dei miei sogni, dei miei terrori, delle mie(…)

Io gli volevo tanto bene. Ogni volta che facevo un film pensavo: chissà se Hitchcock lo vedrà. Chissà se gli piacerà.

Immagino i miei film come una struttura dove si incollano i colori, la tecnica, il ritmo cronometrato di ogni istante, quell'attimo magico che fa tremare di paura prima me poi il pubblico.

Io racconto delle storie di persecuzione, di terrore, di fastidio che rispecchiano in chiave onirica le alienazioni e le ossessioni della nostra epoca, ma non ho mai calcato la mano sul macabro o sull'orrido.

Tutta la mia attività registica la svolgerei sempre a Napoli, perché è una città che veramente mi dà degli impulsi umani, poetici, artistici, Napoli è la città più fotogenica, più umana, di tutte le città d'Italia e del mondo.

Avevo un tale bisogno di essere amata che facevo di tutto per farmi amare e credo d'esser diventata attrice per questo: per essere amata.