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Se uno si sofferma troppo sulla propria felicità, perde di vista gli altri, il mondo.

Io non mi curo ma di quello che sembro, di come gli altri mi vedono. Sono così, come la mia vita, le mie speranze, le mie delusioni, le mie gioie e le mie infelicità mi hanno fatta. Lo sono senza riserve e senza ipocrisie.

Se la vista di cieli azzurri ti riempie di gioia, se le cose semplici della natura hanno un messaggio che tu comprendi, rallegrati, perché la tua anima è viva.

L'infelicità raggiunge il suo livello massimo solo quando intravediamo, sufficientemente prossima, la possibilità pratica della felicità.

Io penso, penso, penso, pensando sono uscito dalla felicità un milione di volte, e mai una volta che vi sia entrato.

Questo è il dolore della vita: che per essere felici bisogna essere in due.

Ti ricordi quando siamo tornati a casa e abbiamo ballato un po’, perché eravamo così felici?