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Le guerre nel Tibet possono essere paragonate a una partita a scacchi. Se il re viene eliminato, la partita è vinta.

La politica non riguarda mai le persone. Riguarda i soldi. E le guerre. E quante teste puoi calpestare e quanti corpi puoi scavalcare. E io non sono quel tipo di persona.

Fare l'inviato di guerra è il mestiere probabilmente più straordinario, disperato, difficile e magnifico che esista. Si tratta di raccontare la storia mentre la storia accade.

Qual è il nostro scopo? Uno solo: affermare il nome dell'Italia nelle regioni africane e dimostrare anche ai barbari che siamo forti e potenti! I barbari non sentono se non la forza del cannone; ebbene, questo cannone tuonerà al momento opportuno.

I jihadisti prendono una o due frasi fuori contesto, le distorcono ulteriormente e poi pretendono di avere una giustificazione divina.

Il romanzo siriano è diventato essenzialmente un romanzo di guerra.

Sono uno scrittore ossessionato dal dolore di un popolo in lotta; la letteratura che scrivo è un tentativo di partecipare alla loro lotta.

Diventa inevitabile chiedersi se la democrazia può nascere dal sangue e se può essere esportata o imposta con le armi.