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Io vorrei
che i figli e le figlie,
di questo mondo,
si cingessero l'un con l'altro,
togliendosi la tristezza dagli occhi,
germinando in grandi bolle sospese,
divenendo vischi d'amore,
e portassero le loro tenere carni
al cospetto dei poveri,
per donare fasci di fresche magnolie,
rinfrescando loro il viso,
vorrei che portassero sollievo,
a chi sta sotto le mura delle città,
vestendoli di nuovi indumenti,
vorrei vedere i loro sguardi,
divenire miserevoli,
dinanzi alle carogne come me,
che mangino dunque le perle del mio corpo,
una ad una, fino a dissossarmi,
io voglio essere il loro pasto,
e loro con i miei resti,
costruiranno lo scranno dei saggi,
dove siederenno in molti,
per scrivere lettere a dio.