Ad una cagna

Una cagna, nel freddo della bruma

dai rognosi peli e capezzoli piagati

da cinque bastardi voraci ed innocenti,

mi dà fastidio come dei petardi

spezzanti i segreti stretti della gente.

Lei non capisce, con i suoi latrati,

che nulla posso: non posso farci niente.

Non è da me buttare giù campane,

fare un tutt’uno del giorno e della notte,

del giovane pimpante e del vegliardo.

Non posso fonderli e fare una bilancia

con i suoi piatti in una dimensione;

donarle un bastone insieme a tutti i sassi

che tanto ha gustato dopo l’abbandono.

Che altro ci rimane mia pulciosa….

Metterci sotto un albero e montare

la giostra che ci porta sempre indietro,

o coi tuoi morsi farla deragliare?