Amore e Psiche

Bellezza d’una dea, mortale Psiche,
d’Amore amante.
In notti appassionate,
carpivan reciproci misteri,
dei lor corpi appen’adolescenti.

Di tenebra occultati,
i volti sconosciuti;
ma i cuor battean unanimi,
all’apice d’ardor d’istinti innamorati.
Memorabili amplessi di passione infuocati.

Galeotta, fu la goccia dal lume traboccante,
d’olio bollente, che risvegliò Amore;
quell'attimo di luce lo sorprese,
svelando il viso suo ancor dormiente,
alla sua amata, sublime ispiratrice.

E se ne andò indignato, lasciandola alla sorte,
che la vide prostrata, smarrita, infelice.
Amor l’avea subitamente abbandonata,
lasciandola sconfitta,
raminga, a supplicar la morte.

Discese in quel degl’inferi, soltanto per Amore,
final cruciale prova in cerca di bellezza.
Proserpina, tramando,
le propinò l’ampolla priva della stessa,
bensì fosse riempita dell’infernale sonno.

Così la trovò Amore, supina nell’oblio.
Libravan le sue ali,
mentr’egli s’inarcava ed ella s’allungava
‐ m’ancor nel sonno er’addentrata ‐
verso l'ambito bacio che li univa.

Tal labbra si cercavan a oltranza,
purtuttavia senza toccarsi,
nel suggestivo mero contemplar di sguardi.
Dolcezza straripante di attimi esclusivi,
nello sfiorar d’un seno ignudo e teso...

Desio innegabile, sebbene sottinteso,
d’Amore, per la sua diletta Psiche