Chi sei tu, adesso?

Languente nel letto di dolore,
tra spasmi e sofferenze,
statica preda inerme d'un fato atroce,
immerso dentr'un tetro vuoto spaventoso,
tacitamente,
vagli la matrice del meritar un simile castigo,
rovistando intra sussistenti errori reiterati,
indi orientandoti sulla somma di codesti,
se non sovra ipotetich'esistenze fatue
d'altro tempo e d'altro spazio,
di cui testé ti sovvien l'assoluto niente,
sprecate,
a discapito della, coniata di divino afflato,
trascendent'essenza.

Mera folle realtà t'esige disarmato e senza scudo di difesa,
affinché la vita, vile carceriera,
persista a relegarti nello stanco corpo martoriato,
privo di libero arbitrio per gridare basta,
giacché la voce manca
e gli occhi chiusi o fissi non posson esprimerne il tormento.

Muto e inerte, pari incosciente nel mesto sudario;
forse lo sei o forse sei presente,
benché impotente a farti udire,
da noi che, limitati, non deteniam la facoltà di percepire
tal costante urlo straziante ch'irrompe in te e, lì, muore.

Chi sei tu, adesso?

Cogiti, riflettendo la tua immagine com'in uno specchio,
piangendo su te stesso e sull'amara mortal sorte.

Ti senti affievolire... flebile fiammella in procinto di smorzarsi;
purtuttavia, senza esitare, l'irriverente morte
t'ha abbandonato fra le mani del tuo nulla esistenziale
e non accenna ad affrancarti.

Deluso e carcerato nell'insana spoglia,
libera scelta,
qual essenzial pretesa dell'eterea sostanza,
aneli,
ovverosia se perdurar in vita,
s'essa è confacente a esserne sancita,
oppur librart'in volo in veste d'entità immortale,
nell'immateriale dimensione congeniale
ad apportar supporto ad altri, in greve stato
e a custodir chiunque abbisogni di conforto.

Seguitamente, nonché liberamente uscito da quel corpo,
che tradito pria t'avea,
disteso, nel perpetuo riposo guadagnato,
seppur pianto da chi non concepisce che or ora sei felice,
calamitato da immane luce diafan'abbagliante
già sei lontano, sul sempiterno tuo cammino.

Indelebil, l'arcano tuo pensiero;
non ha modo d'elargir, a noi, sollievo,
né tantomeno ne possiede,
del tuo candore d'anima, il sorriso.
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