D'etereo non finire

Non c’è che spazio in questo cielo sfinge
cratere e varco e dondolo di stasi
se del notturno è l’acqua e ti sospinge
stremata maglia d’alghe in fiotti evasi.

D’etereo non finire l’alveo stringe
si addensa poi dilaga in vene e vasi
scompone il derma, in permanenza tinge
si unisce al sogno di contatto e crasi.

La non sopita scia, petali e dita
lunga cascata carsica d’altrove
aprono ante al cuore in una china

lucente squarcio annulla ore di brina
irradia dal silenzio, lo rimuove
palpita agli occhi e batte ancora vita.