Di uomini che vendono le pine

Ah, queste pine che hanno bei pinocchi,
che si stiaccion con man com’e’son tocchi!
La pina, donne, fra le frutte è sola
che non teme né acqua né gragnuola;
e che direte voi che dal pin cola
un licor ch’ugne poi tutti quei nocchi?
Noi sagliàn in su’ nostri pin che n’hanno:
le donne sotto a ricoglier ci stanno:
talvolta quattro o sei ne cascheranno:
sì che bisogna al pin sempre aver gli occhi.
Chi dice: — Cò’ di qua, marito mio;
còrre questa, còr quell’altra voglio io. —
Se si risponde: — Sài sul pin com’io, —
le ci volton le rene e fanci bocchi.
E dicon che le pin non son granate:
e però, quando voi ne comperate,
per mano un pezzo ve le rimenate,
che qualche frappator non v’infinocchi.
Queste son grosse e sode e molto belle;
se ve ne piace, venite per elle;
a chi non ha moneta donerelle,
ché ’l fatto non consiste in duo baiocchi.
È la fatica nostra lo stracciare,
perché ’l pinocchio vorrebbe schizzare:
bisogna tener forte e martellare:
poi non abbiàn pensier che ce l’accocchi.
E’ pinocchi con fritti ne’ conviti
fanno destar li amorosi appetiti,
e tutti gli altri cibi saporiti
a rispetto di lor paiono sciocchi.