Francesco da pietrelcina

Non la lucentezza
e la radiosità dell'oro
rendono maggior splendore
e omaggio
alle Tue spoglie terrene.

"L'argilla diverrà oro
al cospetto del Creatore",
purtuttavia
vanità e vanagloria,
essenze
del vistoso metallo
che assedia
e tormenta
la tua bara di vetro,
umiliano
e offendono
la sobrietà del Tuo pensiero,
la semplicità dei Tuoi gesti.

Tu,
Santo tra i Santi,
esposto
alla vista dei credenti,
pellegrini veneranti
e speranzosi
di una Tua intercessione,
presso Colui che tutto può.

E io,
pellegrina tra i pellegrini,
desiderosa
della Tua benevolenza,
avrei dissolto
la Tua cripta dorata,
indegna sepoltura
sfavillante,
smodatamente sfarzosa,
degna di castelli imperiali
e residenze reali,
che ti pone alla stregua
di principi e re.

Tu,
già proiettato al Cielo,
che,
come impavido guerriero,
hai sconfitto malefiche entità.

Tu,
Francesco,
Eletto del Signore,
Umile Frate
che brilli di luce propria,
più fulgida e abbagliante
di qualsivoglia preziosità.

Lungi da Te
questa ostentazione,
pur frutto dell'Amore,
al di fuori
della Tua straordinaria essenza,
della Tua concezione eccelsa,
della Tua sovrumanità.