Gioventù.

Mela dall'aspro sapore
che inganna la vista
con fallace splendore,
ricopri i rami malati
dell'albero della gioventù
e germini maligna
su questo vasto campo,
senza che nessuno
s'accorga della tua fame.
Hai ricoperto i tuoi frutti
di lucenti colori
per nascondere il marcio
che dentro s'annida,
bugiarda opera
di una mente malata
che ha il solo fine
di contagiare l'essere
di questa massa,
cieca e sorda e muta,
vecchio cimelio
ricoperto di ruggine,
noiosa abitudine quotidiana.
E tu, dolce mela solitaria,
che combatti il parassita
che invade il tuo ramo,
pari sì opaca alla vista altrui,
che solo all'immagine sa fermarsi,
e vivi ogni giorno
da solitaria spettatrice
conscia della tua inadeguatezza,
mentre gli altri frutti
son mangiati al loro interno
dal vuoto parassita
dell'apparenza.
Verrà il momento del distacco,
quando il tuo ramo sarà lontano,
e un nuovo germoglio
di sana essenza
nascerà dalle tue ceneri.