Il principe

Sto preparando un’epica demenza sulle sponde del malpensante
per rispondere col fuoco amico ad una richiesta d’aiuto…
Non ho mai creduto alla fortuna,
finché non mi sono accorto di essere molto sfortunato,
ma ho lottato, contro i mulini a vento e i venditori di fumo
finché non sono stato truffato da un sogno ad occhi aperti…
tornare ad abitare in un monolocale a piano sfalsato è stato difficile,
soprattutto dopo aver costruito castelli in aria per un bel po’…
sono un principe e devo fare i conti con la fortuna…
se mi chiederai di restare me ne andrò,
se mi chiederai di restare ti caccerò,
se mi chiederai di restare penso che resterò…
son bravo con le parole, meno con le bugie
ma mi concedo spesso delle fantasie…
la fortuna è relativa,
è come stabilire chi è nato prima, l’uomo o la gallina…
son stato fortunato fino e qui,
mi dissi nascendo,
non  sono figlio di un servo…
sono un principe e devo fare i conti con la fortuna,
ma non avevo calcolato di essere molto sfortunato…
l’amore lenisce il dolore che viene
quando ti accorgi che è tutto virtuale,
come questo sentimento,
come il sesso che stiamo facendo,
ma anche questo è relativo,
è come stabilire se la rivoluzione passi o meno dal parlamento,
nel frattempo voto, tanto poi me ne pento…
sono un principe e devo fare i conti con la sfortuna,
le macchie che non vanno via sono quelle d’inchiostro,
quelle che lavi erano di passaggio,
ma anche le macchie sono relative, che dire,
è come credere che esistano anche quelle grigie oltre a quelle bianche e nere…
sono un principe, il principe della sfortuna,
e se mi chiederai perché,
ti risponderò che è sfortuna anche quella
e sarò fortunato se mi crederai…
sono il principe della sfortuna e devo fare i conti con me stesso.